(Italiano) «Processi di domesticazione espansa» di Luca Petti al Museo di storia naturale

(Italiano) «Processi di domesticazione espansa» di Luca Petti al Museo di storia naturale

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Un inedito ecosistema, abitato e diretto da creature ibride e fantastiche che si fondono in una danza perpetua di forme, unendosi all’anatomia umana su palafitte usate in passato per sorvegliare le vigne. È «Processi di domesticazione espansa» l’installazione di Luca Petti allestita nel cavedio di palazzo Pompei, il Museo di storia naturale di Verona.

Venerdì è stato inaugurato proprio al Museo di Storia naturale, il progetto Rar, Residenza artistica rurale promosso dall’associazione milanese Careof. L‘opera di Petti è diretta conseguenza del Premio Rar, un progetto di valorizzazione dei territori e della cultura rurale attraverso i linguaggi dell’arte, promosso in collaborazione con i Musei Civici di Verona e il Museo di Storia naturale e una rete di partner tra cui l’Accademia di Belle Arti di Verona, ArtVerona, l’azienda agricola Domenico Fraccaroli e il patrocinio di Regione e Comune di Lavagno.

L’opera sarà in mostra fino al 10 novembre nel monumentale cavedio e visitabile da martedì a domenica dalle 10 alle 18.

«Processi di domesticazione espansa» presenta i risultati della ricerca condotta dall’artista nella collezione botanica del Museo scaligero nel periodo della residenza artistica organizzata dall’Accademia di Belle arti, durante la quale Petti è stato affiancato dalle studentesse dell’Accademia a villa Verità Fraccaroli a San Pietro di Lavagno.

Prendendo a prestito le stazioni di controllo su palafitta utilizzate in passato per sorvegliare le vigne e gli ecosistemi presenti sul territorio Petti, nato a Benevento nel 1990 e residente a Milano, sovverte la tradizionale gerarchia di potere che vede l’uomo al vertice e costruisce un nuovo dispositivo abitato e diretto da creature ibride.

L’installazione di tubi innocenti patinati attraverso il processo di tropicalizzazione del metallo ospita sulla sommità un inedito ecosistema: elementi dalle forme organiche in materiali resinici con patina foglia argento si presentano come involucri, armature potenti e allo stesso tempo fragili capaci di restituire stabilità a una terra stretta nella morsa del cambiamento. Qui prendono posto una serie di sculture risultato dell’unione tra forme animali e vegetali dai caratteri antropizzati ritrovati nei bassorilievi romani di villa Verità Fraccaroli. Grifoni, serpenti, draghi, creature fantastiche si fondono in una danza perpetua di forme, unendosi all’anatomia umana.

Nell’ambito del Premio Rar l’artista sarà in mostra a Milano negli spazi di Careof a novembre.