
09 Jan (Italiano) Con D3VeRo l’Accademia di Belle Arti Statale di Verona guida la filiera del vetro di Murano nel futuro
Concluso il progetto di un anno e mezzo con il quale un gruppo di ricerca composto da docenti dell’Accademia e quattro giovani artisti e designer, hanno sperimentato la stampa 3D per le opere artistiche dei maestri artigiani della storica tradizione veneziana.
Comunicato n. 1
Rilanciare attraverso l’innovazione la filiera produttiva del vetro di Murano cogliendo così le sfide della globalizzazione dei mercati. È il traguardo che si è posta l’Accademia di Belle Arti Statale di Verona con il progetto di ricerca applicata D3VeRo, realizzato grazie ai fondi POR-FESR Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2014-2020.
Da ottobre 2021 un gruppo di ricerca composto da docenti e collaboratori dell’Accademia insieme a quattro giovani artisti e designer, si è unito a un più ampio team di lavoro di professionisti e ricercatori provenienti da Istituzioni (Università Ca’ Foscari Venezia, Università Degli Studi Di Verona, Università Degli Studi Di Padova), aziende (Coop. Services S.C.R.L, Desamanera S.R.L, Dataveneta Computers S.R.L.) e vetrerie di Murano (Lavai S.R.L., Foscarini S.P.A, Barovier & Toso Vetrerie Artistiche Riunite S.R.L.) impegnati a collaborare, in sinergia e secondo per le proprie competenze, per il futuro dello storico brand veneziano.
All’Accademia il compito di ideare opere d’arte e prodotti di design, in grado da un lato di innovare il processo di produzione grazie all’innesto delle nuove tecnologie nella tradizione; dall’altro, di inserirsi con coerenza e originalità nel sistema dell’arte e del design.
Oggi, terminato il percorso, si tirano le somme trovando la conferma che l’adeguamento della filiera del vetro alla contemporaneità può avvenire ricorrendo alle moderne tecnologie dell’informazione, dell’automazione e della digitalizzazione. Soprattutto, passando per la stampa 3D.
In questi 15 mesi di ricerca e applicazione delle soluzioni ipotizzate, sotto la guida dei due project leaders Sergio Breviario e Katia Gasparini, in dialogo con i proff. Ronzon e Salvalai e le collaboratrici Mozzo e Ferretti, i quattro ricercatori selezionati dall’Accademia, Marco Chemello, Benedetta Corporente, Giulia Zampieri e Alessandro Galletti hanno sviluppato quattro nuovi prototipi in vetro artistico che saranno realizzati dai maestri del vetro di Murano.
Il progetto ha intrecciato competenze diverse per un approccio interdisciplinare passato per l’informatica, l’ingegneria dei materiali, la meccanica e la meccatronica, per realizzare dapprima uno stampo tramite il quale produrre l’opera.
«Siamo partiti dalla fascinazione di ciò che vedevamo nei laboratori e solo dopo aver visto la realtà lavorativa abbiamo generato le forme. Questa è la parte caratterizzante del progetto – spiega il professore Breviario –. Abbiamo inoltre unito diverse anime selezionando i professionisti e ottenendo un gruppo di lavoro eterogeneo: tre di loro sono designer e uno è un artista. C’è chi ha un approccio tecnico e chi intuitivo. Lo scopo era quello di avere quattro tipologie differenti di ricercatori per quattro indagini diverse e altrettanti calchi per le lavorazioni in vetro, raggiunti con più software, operando quindi con la massima versatilità».
Il gruppo di lavoro di D3VeRo si è concentrato dapprima sullo studio degli stampi con nuovi materiali a base di polvere di pietra per sostituire quelli in legno di pero o in ghisa. Ha condiviso i risultati con i partner, modificando alcuni aspetti di volta in volta in base alle esigenze emerse. «Sul fronte dei nuovi stampi in poco più di sei mesi sono stati fatti molti passi avanti – continua Breviario –. Restano dei dettagli da risolvere e gli stampi non sono ancora sostitutivi di quelli tradizionali, ma quello legato alla stampa 3D sarà un grande passaggio innovativo: gli stampi si potranno utilizzare per lavorazioni più complesse e molto grandi per le quali gli stampi in ghisa sarebbero molto costosi».
«Lo studio dello stampo seguendo le esigenze dei maestri del vetro è un’ottima idea che ha grandi potenzialità – conclude Breviario –.
E i progetti delle opere derivati hanno una buona piacevolezza formale».
Ecco allora Pipiotto, di Alessandro Galletti (Bologna, 1997), una lampada che nasce come una sfida, dall’idea di ottenere un oggetto in vetro soffiato composto da due elementi concentrici, uno all’interno dell’altro, utilizzando solamente lo stampo senza tecniche artigianali o di post produzione. Le forme sinuose della lampada sono state scelte per richiamare la forma ancora liquida del vetro, per aumentare questa percezione l’elemento centrale è stato colorato di arancione e una volta illuminato richiama le tonalità della pea appena estratta dal forno. La forma inoltre è stata pensata per poter utilizzare la lampada sia da tavolo sia a sospensione capovolgendola.
C’è anche Bosa di Benedetta Corporente (Napoli, 1998), una bottiglia in vetro che nasce dalla volontà di realizzare un prodotto in vetro soffiato dalla forma irregolare. Se il tradizionale processo di produzione permette la realizzazione di sole forme regolari, ottenute con la contemporanea soffiatura e rotazione dell’oggetto, Bosa permette di superarne i limiti in termini morfologici mantenendo la linearità della superficie che contraddistingue la millenaria produzione di Murano.
E ancora Spreciso di Marco Chemello (Vicenza, 1998), che indaga volumi e creature ibride provenienti da mondi sconosciuti. Pacifiche bestie aliene caratterizzate dall’assenza di sottosquadri.
Infine Nereide di Giulia Zampieri (Brescia, 1997) rappresenta l’ultimo momento d’azione dell’acqua sulla pietra: un’istantanea materica del suo moto scultoreo ed erosivo che racchiude i due elementi che caratterizzano la città di Venezia, vetro ed acqua.
«In sinergia con i maestri del vetro abbiamo testato un nuovo materiale per gli stampi con la tecnologia della stampa 3D, mai utilizzata prima e che fa la differenza con la tradizione – aggiunge Gasparini –. Abbiamo lavorato, quindi, su un nuovo processo e i quattro ricercatori hanno partecipato su tutta la linea di ricerca e di produzione sia con chi si occupava della realizzazione degli stampi sia con i maestri vetrai che potevano indicare eventuali criticità da correggere».
«Siamo giunti a una nuova frontiera – conclude Gasparini –. Il mondo del vetro artistico è in affanno per i costi di produzione altissimi e gli stampi sono tra le voci più onerose e richiedono investimenti. Gli stampi in 3D, invece, sono molto più accessibili».
Ma il progetto è andato oltre. L’equipe ha sviluppato anche un nuovo sistema produttivo che permette la raccolta e l’analisi di dati tecnici della produzione vetraria grazie a speciali algoritmi informatici. E ha creato una piattaforma digitale che mette in relazione artisti, maestri vetrai e designer: un mondo virtuale in cui possono essere in contatto continuo e confrontarsi sui processi di produzione, per aumentare potenzialità creative e diffusione dei prodotti nel mercato.
Ma se il vetro ha pienamente superato la prova del tempo, ora il mondo contemporaneo pone delle nuove sfide: l’aumento della competitività dei mercati dovuto alla globalizzazione e la contrazione del commercio legata alla pandemia. Da qui D3VeRo, con il quale l’Accademia rilancia e innova la filiera vetraria, aumentandone la competitività del settore e preservando i processi di produzione del vetro di Murano unici nel loro genere rafforzandone le competenze frutto di secoli di esperienza dei maestri vetrai.
D3VeRo contribuirà a esaltare il brand della lavorazione artistica del vetro di Murano, in Italia e all’estero, e il relativo potenziale commerciale. Allo stesso tempo salvaguarderà la trasmissione di questa antica arte attraverso l’impiego di metodi didattici innovativi e la ricerca di linguaggi creativi che comprendano e raggiungano la società contemporanea.
Un progetto di Realizzato avvalendosi del finanziamento