Nuova luce al fregio di palazzo Fiorio Della Seta

Nuova luce al fregio di palazzo Fiorio Della Seta

Marte, Giove e Apollo conversano sotto una nuova luce, mentre più nitide sono le forme degli animali mitologici in lotta tra loro. Gli affreschi delle facciate di Palazzo Fiorio della Seta custoditi al Museo G.B. Cavalcaselle, alla Tomba di Giulietta, ritrovano colori e definizione per mano delle studentesse e degli studenti della Scuola di restauro dell’Accademia di Belle arti.

Sono due pannelli con Scene di combattimento di animali, realizzati da Domenico Brusasorci, e un pannello, Conversazione tra Marte, Giove e Apollo, di Bernardino India, eseguiti poco dopo la metà del XVI secolo.

Il Comune di Verona e l’Accademia di Belle Arti hanno firmato nel 2021 un protocollo d’intesa promuovendo una reciproca collaborazione per attività di studio, ricerca, valorizzazione e promozione del patrimonio culturale cittadino. Tra queste si collocano anche le attività di conservazione e restauro delle opere dei Musei Civici, inserite nel percorso formativo dei corsi di restauro dell’Accademia.

Il cantiere sugli affreschi del museo Cavalcaselle è stato aperto nell’aprile scorso e si concluderà entro la fine dell’anno. In questi mesi, sui tre pannelli hanno lavorato e lavorano le studentesse e gli studenti del corso di “Restauro dei dipinti murali” guidati dalle professoressa Laura Lucioli.

Le operazioni preliminari all’intervento di restauro sono passate per indagini diagnostiche e per la documentazione fotografica di dettaglio, oltre al rilievo grafico della situazione conservativa della superficie pittorica e del supporto.

In particolare, la campagna diagnostica ha previsto indagini non invasive (riprese fotografiche, fluorescenza ultravioletta, infrarosso, infrarosso falso colore, analisi visiva al microscopio portatile, ispezione con endoscopio del retro dei supporti). Si è passati poi ad analisi micro-invasive, tra cui il prelievo e lo studio di malte e intonaci e dei materiali usati durante i precedenti restauri.

«L’intervento – spiega la professoressa Laura Lucioli – è finalizzato a restituire alle opere una buona leggibilità, mettendo allo stesso tempo freno ai fenomeni che portano a uno stato di degrado. Dopo la rimozione delle patine incoerenti, è iniziata l’opera di preconsolidamento della pellicola pittorica, cui segue la fase di vera e propria pulitura. E ancora, si prosegue con un trattamento antisolfatante e di estrazione di sali, di sostanze inquinanti e residue di vecchi restauri. Viene eseguita un’ispezione dell’ancoraggio delle pitture al telaio di sostegno. Infine si eseguono stuccature e restauro pittorico a selezione secondo indicazione della Soprintendenza e della Direzione lavori».

La Direzione lavori è affidata a Luca Fabbri, conservatore delle raccolte di arte medievale e moderna dei Musei Civici. Il cantiere di restauro è allestito negli spazi museali e gli studenti lavorano anche a contatto con turisti e pubblico.

«È un “cantiere aperto” – aggiunge il professore Massimiliano Valdinoci, coordinatore della Scuola di restauro –. I lavori si svolgono in piena sicurezza all’interno del percorso espositivo del museo. In questo modo, anche i visitatori hanno la possibilità di seguire da vicino tutte le fasi del restauro. Mentre per studentesse e studenti sono cantieri curriculari che fanno parte dei corsi di restauro secondo il piano formativo. Sono il frutto della collaborazione che da anni c’è con la direzione dei Musei Civici e già li abbiamo sperimentati a Castelvecchio».

«La convenzione tra enti – conclude il presidente dell’Accademia Marco Giaracuni – si rivela un prezioso strumento per il recupero del nostro patrimonio e l’Accademia tende non solo a rafforzare queste collaborazioni, ma anche a potenziarle ampliando il raggio d’azione».

Gli affreschi. Gli affreschi furono realizzati per volere del mercante Fiorio della Seta, che acquistò intorno al 1553 un palazzo sulle rive dell’Adige e lo trasformò in una straordinaria residenza dipinta, incaricando due dei più noti frescanti del tempo, Domenico Brusasorci e

Bernardino India, di dipingere tutte le facciate con allegorie e scene mitologiche, generalmente legate al tema delle acque, dei commerci e della lavorazione della seta.

Nel 1891 le pitture furono staccate dalle facciate e dagli interni del palazzo ad opera del restauratore Gaetano Pasetti, su incarico della Municipalità di Verona, a seguito di un disastroso straripamento dell’Adige che obbligò a demolire le case prospicienti il fiume, per rinforzarne gli argini. Gli affreschi furono sistemati a Castelvecchio dove alcuni tra questi vennero gravemente danneggiati per i bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Dal 1973 gli affreschi staccati sono distribuiti tra i depositi e alcune sale espositive del Museo G.B. Cavalcaselle.