ACCADEMIA DI BELLE ARTI. Un volume di Gianni Guglielmo Pozzani
Cammei in vetro, viaggio nella Roma imperiale
L'autore: «Per Plinio era la "bigiotteria dei poveri"»
L'autore Gianni Guglielmo Pozzani, il prof. Donadi e Giaracuni
È stato presentato nell'Aula magna dell'Accademia di Belle
Arti di via Montanari il volume «Il vetro cammeo nella Roma Imperiale»
di Gianni Guglielmo Pozzani Biblos Editore, 2018, presenti l'autore, il
professor Donadi dell'università di Verona e il presidente
dell'Accademia Marco Giaracuni.«L'oggetto di questo lavoro, è lo studio
del vetro cammeo di età romana, soprattutto del periodo imperiale e
precisamente dal I secolo a.C. al II dopo Cristo, attraversando un
percorso storico all'interno del bacino del Mediterraneo», ha spiegato
Gianni Guglielmo Pozzani, autore del volume «Il vetro cammeo nella Roma
Imperiale» e vicepresidente dell'Accademia.«La prima testimonianza "sui
generis" di cammeo, risale al 1300 a.C.», spiega ancora Pozzani, «ed è
una placchetta eburnea incisa (conservata al Museo del Louvre) che
raffigura una fanciulla egiziana in atto di raccogliere fiori di loto
attorniata da grappoli di uva. L'artista colora le parti incise in
rilievo con il nero, accentuando cosi la scena: la bicromia dava infatti
volume e spazialità».«Nell'evoluzione dei secoli le incisioni fatte a
cammeo sono state eseguite su pietre semipreziose come le agate, le
sardoniche onici e calcedonio, usate in tutto il bacino del mediterraneo
per committenze di importanti famiglie e imperatori che ordinavano
questi gioielli per celebrare le loro vittorie e la loro discendenza
divina».«La scelta del vetro», ha aggiunto l'autore, «è dovuta al suo
minore costo rispetto ai cammeo eseguiti su pietre semipreziose:
sovrapponendo vari colori di vetro l'incisore poteva avere lo stesso
risultato creando delle cromie, anche cinque. I gioielli che ne
risultavano erano si meno preziosi, ma di sicuro effetto. Plinio aveva
definito in qualche modo questa scelta come la bigiotteria dei poveri».